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Navigare nella nebbia, ecco le misure d'emergenza

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Navigare nella nebbia, ecco le misure d'emergenza

Navigare nella nebbia, ecco le misure d'emergenza

data pubblicazione articolo 22 feb 2017
Autore articolo Postato da: GM Brokering
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Ancora oggi come allora, seppure le dotazioni siano maggiori, navigare nella nebbia, oltre che pericoloso e da evitare, è un’esperienza che genera un immediato senso di smarrimento. E ora che faccio?

La qualità della risposta a questa domanda dipende molto dalla barca su cui ci troviamo e dalle dotazioni di bordo; un radar, posto che lo si sappia usare correttamente, cambia la vita in queste circostanze.

In ogni caso le prime azioni da mettere in campo sono :

- diminuire la velocità ma non fermare la barca. In caso di pericolo di collisione una barca ferma non governa:,

-mandare una persona a prua. La cosa ci permette di guadagnare qualche metro di visibilità e un po’ di sostegno psicologico;

-utilizzare i segnali acustici che abbiamo a bordo. Nella maggior parte dei casi si tratta del corno a fiato o alimentato da una bomboletta. I segnali acustici hanno significati precisi che vanno rispettati. Se non li si ricordano a memoria, basta andare a leggerli, spesso disponibili anche sulle confezioni dello stesso dispositivo. Altrimenti ricordiamo che un suono lungo ripetuto a intervalli di due minuti significa “nave a propulsione meccanica in abbrivio”. Quello che fa al caso nostro visto che avremo probabilmente dato motore se siamo su una barca a vela;

-visualizzare sulla bussola la rotta, mantenerla se non è verso costa e infine  nessuno ci vieta, anzi se è possibile è anche auspicabile,  invertire la rotta di 180 gradi in pochi minuti e tentare di uscire dalla nebbia se si tratta semplicemente di un banco;

- “Farsi vedere” dalle navi, che se è vero che rappresentano la minaccia maggiore, è pur vero che sono dotate di radar che può vederci molto meglio se abbiamo un riflettore radar.

Naturalmente, con il radar e l’Ais a bordo, fermo restando la necessità di ridurre la velocità e verificare che la rotta non diriga verso costa o ostacoli, i margini di sicurezza sono molto più alti.

Detto questo, la prima vera misura di sicurezza è quella di evitare la nebbia.

Per farlo è sufficiente consultare le previsioni meteo nella zona in cui navighiamo. Ma come sempre, una maggiore conoscenza sulle cause dei fenomeni amplia la possibilità di prevenirli.

In questo senso è utile sapere come si forma la nebbia in mare.

Senza addentrarci nei vari tipi di formazione, ci limitiamo a dire che in mare la nebbia si forma quando una massa d’aria calda e umida scorre sulla superficie del mare più freddo. Si chiamano nebbie avvettive o marittime.

Questo fenomeno è quindi molto legato ai venti che trasportano aria umida su acque più fredde.

E’ questo il motivo per cui queste nebbie sono più frequenti alla fine dell’inverno, fra febbraio e marzo, quando il mare è al minimo della sua temperatura. E’ proprio in queste settimane dunque, che in presenza di venti umidi e caldi da sud, in particolare con lo scirocco, masse d’aria calde risalendo lungo il Mediterraneo incontrano acque più fredde anche di 5 gradi generando la nebbia. Se abbiamo in programma nei prossimi giorni qualche uscita in mare, occhio alle temperature dunque, quella del mare e quella dell’aria.

Con meno onda, diciamo circa mezzo metro e meno vento, possiamo portare il trim verso una posizione neutra, scaricando un po’ la prua e riducendo così la parte bagnata e quindi la resistenza.

Infine, con mare piatto, possiamo scegliere di dare trim positivo anche al massimo scaricando completamente la prua e riducendo al minimo la parte bagnata ottenendo, a parità di giri, il massimo della velocità con l’ottimizzazione dei consumi.

Come detto si tratta di regole generali dettate solo dall’intenzione di schematizzare gli effetti dell’uso del trim. In ogni caso, fatte le dovute considerazioni relative al tipo di scafo che abbiamo e alle condizioni meteomarine, la cosa importante è quella di avere idea di quali effetti il trim produca sulla nostra navigazione e di non lasciarlo inutilizzato.

fonte: tuttobarche magazine

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